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Per la lotta alla malattia di Huntington nessuna strada deve essere tralasciata

Oggi per fortuna le strade che la ricerca sta percorrendo sono tantissime, e nessuna può essere abbandonata”. Con queste parole la professoressa Elena Cattaneo, ricercatrice di fama mondiale dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare, nonché Senatrice a vita, riassume la situazione della lotta contro la malattia di Huntington, una grave e rara condizione genetica neurodegenerativa che colpisce la coordinazione dei movimenti e porta a un inarrestabile declino neurologico.

Ospite del Laboratorio di Neurogenetica e Malattie Rare dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), Cattaneo ha esposto i risultati delle ultime ricerche su un aspetto molto promettente nelle ricerche sull’Huntington: il ruolo del colesterolo nel sistema nervoso centrale. “Stiamo parlando di ricerche iniziate circa 25 anni fa – dice la ricercatrice – e proprio il nostro laboratorio ha scoperto che il colesterolo, uno dei lipidi più importanti che conosciamo, è ridotto nel cervello dei modelli animali della malattia di Huntington. Il passo successivo è stato somministrare colesterolo intracerebralmente per valutarne l’impatto sulla malattia, scoprendo che i risultati erano positivi. Il trattamento, insomma, si è rivelato benefico in diverse condizioni, quindi parliamo di dati ben consolidati, anche se saranno necessari molti altri studi prima di poter pensare ad una terapia per gli esseri umani”.

La visita al Neuromed ha rappresentato un momento di approfondimento e di confronto con le ricerche portate avanti a Pozzilli. “Mi piace sottolineare – continua Cattaneo – che proprio stamattina, qui al Neuromed, parlando con i colleghi Alba Di Pardo e Vittorio Maglione, abbiamo confrontato i dati. E anche qui c’è un dato importantissimo: il ruolo dei gangliosidi, anch’essi componenti importantissimi della membrana cellulare. Stiamo valutando quali possono essere i punti di contatto tra questi due risultati che finora sono stati sviluppati indipendentemente”.

In una patologia rara, come l’Huntington – commenta Maglione – il confronto tra ricercatori, tra linee di ricerca diverse, è fondamentale. È in questo contesto che la visita della professoressa Cattaneo deve essere vista come una condivisione di esperienze e di risultati. Nasce un incontro tra ricerca di base e traslazionalità, in quel ponte con la clinica e con i pazienti che rappresenta l’anima di un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico come il nostro”.

Non dobbiamo mai dimenticare – aggiunge Di Pardo riferendosi al racconto che Cattaneo ha fatto delle esperienze con i malati di Huntington dei Paesi svantaggiati – che la ricerca è sì scambio e interazione, e in questo ambito oggi abbiamo gettato le basi di collaborazioni mirate allo sviluppo di terapie innovative. Ma la scienza non è solo un laboratorio. Proprio la professoressa Cattaneo ci ha ricordato che c’è anche l’esperienza umana, ci sono i malati, ci sono le persone, che aspettano risposte”.

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Ufficio Stampa

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