Il diabete è una malattia cronica, degenerativa, che oggi colpisce tre milioni e mezzo di persone in Italia.
Il diabete di tipo 1 è una forma che si manifesta prevalentemente nel periodo dell’infanzia e rientra nella categoria delle malattie autoimmuni; il diabete di tipo 2 è la forma più diffusa e le cause della sua insorgenza vanno ricercate in fattori ereditari, ambientali e comportamentali. La prevenzione, soprattutto del diabete tipo 2, è uno dei temi maggiormente avvertiti dalla comunità medica internazionale. Le ragioni alla base di questa sempre maggiore attenzione le ritroviamo nel rapido aumento dei casi di malattia e nella sua comparsa in età sempre più precoce. Ma anche nelle pesanti ripercussioni che la malattia ha, sia sulla dimensione individuale che su quella sociale.
In occasione della Giornata Mondiale contro il Diabete (14 novembre 2016) l’I.R.C.C.S. Neuromed promuove, con i suoi specialisti, due giornate dedicate alla prevenzione. Sarà offerto uno screening gratuito e un consulto con la dottoressa Angela Ricci del Centro Diabetologia dell’I.R.C.C.S. Neuromed e con il team dell’Unità di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare dell’I.R.C.C.S. Neuromed diretta dal professor Francesco Pompeo.
- 14 novembre 2016, dalle ore 10.00 alle ore 16.00, appuntamento nella Clinica dell’I.R.C.C.S. Neuromed a Pozzilli, in Via Atinense. Per prenotazioni contattare il numero 0865/929560.
- 16 novembre 2016, dalle ore 10.00 alle ore 14.00, appuntamento nella Clinica Villa Serena di Cassino, in Corso Garibaldi. Per prenotazioni contattare il numero 0776/21058.
Tutti gli studi degli ultimi anni hanno dimostrato che è possibile prevenire il diabete tipo 2, o ritardare la comparsa della malattia.
“I farmaci a volte non servono – spiega la dottoressa Angela Ricci, Diabetologa dell’I.R.C.C.S Neuromed – è importante, invece, intervenire sullo stile di vita. Una dieta adeguata riduce il rischio del 33% nella popolazione a rischio. Se alla dieta, poi, associamo l’attività fisica la percentuale di protezione dalla malattia tocca il 60%.
Le caratteristiche principali dell’intervento dietetico sono tre: moderata restrizione calorica (con l’obiettivo di una riduzione ponderale del 5-7%), diminuzione del consumo totale di grassi e adeguato apporto di fibre; il tutto accompagnato da un’attività fisica aerobica di moderata intensità per almeno 20-30 minuti al giorno.”
Diverse sono le patologie direttamente collegate al diabete. “Oltre a ridurre l’aspettativa di vita di 5-10 anni – spiega la dottoressa Ricci – il diabete mellito è responsabile di complicanze serie. Le malattie cardiovascolari sono da 2 a 4 volte più frequenti nelle persone affette da diabete: parliamo di infarto, ictus, scompenso cardiaco e morte improvvisa. E non solo. Altre sono le complicanze legate a questa patologia, tra le quali la retinopatia diabetica, principale causa di cecità nelle persone in età lavorativa. Il 30-40% dei pazienti con diabete di tipo 1 e il 5-10% di quelli con diabete di tipo 2 sviluppano, poi, una insufficienza renale terminale dopo circa 25 anni di malattia”.
Anche il Sistema Nervoso, sia a livello centrale che periferico, non è immune dagli effetti negativi del diabete. Nei pazienti diabetici il rischio di ictus cerebrale ischemico è circa il doppio rispetto alla popolazione non affetta da questa condizione.
Ma non c’è solo un evento drammatico come l’ictus: è importante sottolineare che il diabete può essere causa di un declino delle funzioni cognitive, in particolare di quelle esecutive, dell’apprendimento e della memoria.
“Il rischio maggiore di disturbo cognitivo da diabete – spiega la dottoressa – si presenta in due periodi cruciali della vita: nella prima infanzia (5-7 anni), quando i sistemi cerebrali vanno incontro ad estesi cambiamenti strutturali, e nell’età adulta avanzata (dopo i 65 anni), quando il cervello va incontro ai fenomeni neurodegenerativi dovuti all’età.”
Tra le conseguenze della patologia vi sono, poi, le problematiche legate al vascolare che portano al cosiddetto piede diabetico. “Nel piede diabetico – dice il dottor Francesco Pompeo, primario dell’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare dell’I.R.C.C.S. Neuromed – in passato si arrivava spesso a dover amputare. Oggi, con le tecniche endovascolari, riusciamo a riaprire le arterie interessate. In questo modo tantissime amputazioni maggiori non sono più necessarie”.